IL RISCHIO VULCANICO NELL'APPARATO DORMIENTE DEI COLLI ALBANI DI ROMA
(di Daniele Bianchino)


Cole Thomas - La campagna romana, l’antico acquedotto e il vulcano Albano, custode di storie infinite e del nostro minuto vagare tra le sue rughe possenti.. (Settimio di Giacomo).

IL vulcanismo in Italia è stato intensamente attivo nell'ultimo milione di anni, e anche la dove è cessato continua a condizionare le città umane che vi sono sorte in seguito. Questa relazione, basata sui recenti studi del complesso vulcanico dei Colli Albani di Roma, Non vuole essere un sito disinformativo o allarmaistico, ma descrive il reale rischio vulcanico che puo' incombere in futuro su una millenaria citta' ai piedi di un vulcano quiescente e molto diverso dagli altri vulcani d'Italia. Clicca per la mappa Vulcani d'Italia weblink .
I centri vulcanici lungo l'Italia tirrenica si sono sviluppati in una regione caratterizzata fin dal Miocene-Quaternario da una tettonica estensionale, legata alla migrazione verso Est della catena Appenninica e alla contemporanea aperture del Mar Tirreno. Intorno a 500.000 anni fa, gran parte del Lazio veniva sconvolto dalle eruzioni vulcaniche. Infatti, all'intensa attività esplosiva del vulcano Albano a sud di Roma, è quasi contemporanea quella altrettanto violenta dei vulcani Vulsini, Cimini e Sabatini a nord del Tevere. Il Lazio conta 7 edifici vulcanici distinti, divisi in quattro complessi principali: Vulsino, Cimino, Sabatino, Albano, appartenenti alla Provincia magmatica Romana, caratterizzata da magmi insolatimente ricchi di potassio (rocce vulcaniche potassiche ed ultrapotassiche). Questa provincia continua a sud con il Vulcano di Roccamonfina, Ischia, i Campi Flegrei e il Vesuvio dove viene indicata con il nome di Provincia magmatica Campana. Appartengono ai maggiori edifici sopra citati varie caldere (la maggior parte occupate da piccoli laghi) e piccoli vulcani (coni) di scorie e cenere. L'attività dell'intera provincia vulcanica è stata per lo più esplosiva, con numerose eruzioni Pliniane ed Ultrapliniane associate a collassi calderici. Le rocce consistono per lo più in coltri ignimbritiche, depositi piroclastici e scarse colate laviche:


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Gli unici vulcani italiani attualmente in perenne attività sono lo Stromboli e l'Etna, seguiti dai Campi Flegrei e Vulcano, che presentano intensa attività fumarolica sulfurea, ma priva di eruzioni. Colli Albani, Ischia, Vesuvio, Lipari, Pantelleria e Ferdinandea sono in stato di quiscenza. I vulcani sottomarini tirrenici (seamount) come il Marsili, il Vavilov, Palinuro e Magnaghi sono probabilmente apparati estinti o quiescenti. Fra i vulcani dell'Italia centrale il vulcano Albano è l'unico vulcano in stato di quiescienza, seppur i tempi di ritorno attesi per evenutali sue eruzioni siano assai più lunghi rispetto a quelli degli apparati quiescenti meridionali. Il Vulcano Albano, chiamato anche Vulcano Laziale, Complesso vulcanico dei Monti o Colli Albani (popolarmente detti "Castelli Romani"), sorge 15 km a sud di Roma; Formato da varie caldere sovrapposte e da uno strato-vulcano intra-calderico è uno dei vulcani piu' grandi d'Italia, caratterizzato da un imponente edificio che tra i vulcani dell'Italia centrale è quello che ha il maggiore volume di lave e di piroclastici emesso (circa 300 Km3). Piccoli vulcani di scorie, nati per lo piu' da attivita' stromboliana, sono disposti a raggiera sia all' interno che all'esterno dell'edificio vulcanico. Centri di emanazioni gassose anche tossici, sorgenti minerali e di acque sulfuree sono distribuite lungo i margini esterni del vulcano. Roma ed i paesi circostanti sorgono su prodotti vulcanici, e le piazze e le vie sono disseminate di monumenti in tufo, pozzolane, peperino, e pavimenti in basalto (come i "sampietrini" o i grandi blocchi dell' Appia Antica e di altre strade romane), tutti materiali di origne vulcanica Albana. In origine, prima con gli Etruschi ma sopratutto grazie ai Romani, l'uso delle pozzolane romane consentì la creazione di cementi molto rigidi, rivoluzionando l'architettura, non solo di Roma, ma di tutte le città europee che crebbero sotto il suo dominio.


Quest'area vulcanica è stata sede di leggende e vicende degli antichi popoli Etruschi, Volsci, Romani e Latini. Fra i suoi crateri sorgeva Alba Longa, fondata secondo la leggenda dal figlio di Enea; Qui' sorsero anche l'antica e latina Tusculm, acerrima nemica di Roma, Bovillae, Lanuvium citta' latina e poi romana dove si venerava Giunone Sospita, Aricia, Le terme di Cellomaio, i Castra Albana di Settimo Severo come allogiamento della Legio II Parthica, Le sontuose ville di Domiziano, di Gneo Pompeo Magno, P.Clodio Pulcro, Aulo Vitellio Germanico, di Gaio Giulio Cesare, Lucio L.Lucullo, degli Scriboni Libones e delle gens Ottavia di Velitrae. Il Monte Albano o Cavo (Mons Albanus) era una montagna sacra ai popoli italici del Lazio (Latini, Ernici Volsci), quindi montagna sacra ai romani, poiché vi sorgeva il tempio di Iuppiter Latiaris, una delle più ambite mete di pellegrinaggio, e dove si svolgevano le Feriae latinae, festività latine divenute poi romane. Il percorso, che partiva dall'Urbe, si diramava per oltre 30 chilometri, passando per il Lago di Nemi, dove gallegiavano le Navi imperiali di Caligola e ove si adorava Diana Nemorensis ("Diana del bosco sacro"), Dea della caccia. Dopo il crollo dell' Impero Romano e dopo il Medioevo, fra il 600 e l'800 i Colli Albani e l'agro sottostante, Terre di solitudini e silenzi, affascinarono tutti gli intellettuali stranieri (artisti, scrittori e in particolare pittori) che si trovarono a soggiornare in Italia e a Roma durante i loro viaggi. Attraverso gli occhi, la memoria e i dipinti, centinaia di viaggiatori tentarono di portare in patria le sensazioni e le atmosfere dei Colli Albani e della campagna Romana; Luce e colori, boschi, greggi e mandrie di bufale, scene popolari di vita comune, antiche rovine, la struggente malinconia e la lentezza del trascorrere del tempo tra miti e mistero. Oggi, gran parte della zona vulcanica fa parte dal Parco Regionale dei Castelli Romani, alternato da ville, palazzi e paesi, per la maggior parte medievali, rinascimentali o barocchi, dove si gustano i piatti tipici della cucina romana e castellana (fraschette). Monumenti di eta' preromana sono ancora presenti. Sul bordo del cratere di Albano, a Castel Gandolfo, si trovano le Ville Pontificie, residenza estiva del Papa. Gran parte delle pendici vulcaniche sono occupate da castagneti, eccellenti uliveti e vigneti (Colli Albani DOC).


Attulamente, esiste il ragionevole dubbio che i Colli Albani possano aggiungersi alla lista dei vulcani pericolosi in Italia. Questo complesso vulcanico, secondo recenti studi effettuati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Università di Roma La Sampienza, CNR e Università di Madison, potrebbe riprendere la propria attività eruttiva in un futuro più o meno lontano ma geologicamente prossimo, rendendo la prevenzione e l'attenzione piuttosto alta per quanti vivono sui Colli Albani e per milioni di abitanti di Roma. Sebbene infatti si dichiari vulcano attivo un vulcano che abbia eruttato entro gli ultimi 10'000 anni ci sono particolari vulcani attivi, come i Colli Albani, che eruttano dopo pause lunghe anche parecchie decine di migliaia di anni. L'ultima grande fase eruttiva dei Colli Albani è terminata circa 36.000 anni fa (con eventi minori più recenti a circa 5000 anni), però, in una storia magmatica cominciata 600.000 anni fa ci sono stati intervalli di riposo abbastanza regolari di circa 30-40.000 anni tra una fase e quella successiva. Attualmente quindi il tempo trascorso dall'ultima eruzione rientra proprio nei tempi di ritorno, ed il vulcano potrebbe esser pronto per un nuovo futuro risveglio.
Alcuni fenomeni denotano come l'attività non sia mai del tutto cessata: il continuo sollevamento dell'area, le frequenti crisi sismiche (con sequenze tipiche di aree vulcaniche piu' che di aree tettoniche), insoliti boati e tremori e gli elevati valori di emissione di gas tossici (spesso i picchi coincidono con episodi sismici o di sollevamento più intenso) sono simili solo a quelle descritte per vulcani attivi e molto pericolosi.


Il profilo dell' intera struttura del vulcano visto da Roma (Marzulli Giuseppe).


Profilo del vulcano innevato (al centro il Monte Albano, oggi M.Cavo) visto dalla zona Eur di Roma.

ORIGINE DEL COMPLESSO VULCANICO ALBANO
L'apparato vulcanico dei Colli Albani è il risultato di 5 grandi fasi eruttive, ognuna della durate di decine di migliaia di anni. Per comodità queste 5 fasi vengono spesso rIDOtte dai geologi in 4 fasi principali. Le prime due fasi di attivita' dei Colli Albani sono state distinte da numerose eruzioni, caraterizzate da imponenti esplosioni e colate piroclatische e laviche (290 Km3 di materiali totali emessi con intensità fino a VEI 7). Basti pensare che i prodotti di queste antiche eruzioni hanno coperto un'area estesa circa 1600 km2, compresa quella su cui sorge gran parte di Roma.

I FASE, TUSCOLO ARTEMISIO INIZIALE (608'000 - 495'000 anni fa): La prima fase del Vulcano Laziale è caratterizzata da intense eruzioni esplosive (subpliniane e pliniane) probabilmente di tipo idromagmatico. I tufi di Colleraso, Trigoria, Palatino ed Acque Albule fanno parte di questa fase, e sono anche i resti delle eruzioni piu' antiche dei Colli Albani. Sono alternati in alcuni punti ai prodotti vulcanici di eruzioni di tipo plianiano e subpliniano dei Vulcani Sabatini (Bracciano-Sacrofano max VEI 6) contemporaneamente attivi. Piu' a Nord l'Attivita' dei Vulsini e di Vico (Max VEI 6) non intersecavano con questi ultimi. Le eruzioni principali della prima fase del Vulcano Laziale sono state in ordine: Tufi di Fosso COlleraso (608'000ka) VEI4?, Trigoria Ignimbrite (560'000 ka) VEI5, sopra 1km3 emesso; Tor de Cenci Ignimbrite (560'000 ka) VEI6, sopra 10km3 di materiale; Palatino Ignimbrite (530'000 ka) VEI6, sopra 10km3 di materiale; Genazzano Ignimbrite (500'000 ka) VEI5, Sopra 1km3 emesso.

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II FASE, TUSCOLO ARTEMISIO TARDIVA (456'000 - 351'000 anni fa): Dopo circa 44'000 anni di quiescenza inizia la seconda fase eruttiva dell'apparato, caratterizzata da tre imponenti cicli eruttivi esplosivi, i più intensi di tutta la storia del Vulcano Laziale (vulcano Albano-). Il primo ciclo inizia con una delle eruzioni piu' colossali (pliniana o ultraplianiana), quella delle Pozzolane Rosse (456-442'000 ka) VEI6, oltre 35km3 di prodotti emessi su un area di oltre 1000km2. I flussi raggiunsero distanze di 30km dal centro, risalendo l'Appennino (Monti Tiburtini e Prenestini) fino ad oltre 400 metri di quota per uno spessore massimo di materiale di 80 metri [9*]. All'interno di profondi valloni, come quello di Cave, nelle antiche ceneri delle eruzioni dei Colli Albani, sono ancora visibili numerosi tronchi d'albero abbattuti dai potenti e spaventosi flussi piroclastici di cenere vulcanica migliaia di anni fa. Seguirono altre eruzioni esplosive con colonna eruttiva sostenuta (eruzioni del conglomerato Giallo) con spessori fino a 37 metri presso Basilica di San Paolo in Roma. La colata Lavica di Vallerano, sulla via Laurentina presso Roma, chiude il grande ciclo eruttivo delle Pozzolane Rosse. Nel secondo ciclo eruttivo intense eruzioni esplosive con flusso pirocalstico misero in posto le Pozzolane Nere e il tufo Lionato (4100'000 ka), VEI6, 9km3 di materiale eruttato. lL terzo ciclo e' caratterizzato daun altra imponente eruzione, probabilmente la più intensa, detta Villa Senni (365-351'000 anni fa), VEI6, con oltre 50km3 di prodotti emessi; L'eruzione di Villa Senni devatò l'intera struttura vulcanica, abbassandola di almeno 700 metri. Si era formata un immensa caldera di circa 15 Km di diametro, a forma di ferro di cavallo, detta Tuscolo-Artemisio. Con l'eruzione di Villa Senni terminarono le piu' grandi eruzioni, e l'area vulcanica ebbe un definitivo assestamento del pavimento calderico, causato dallo svuotamento della camera magmatica. Appartengono a questo periodo anche i crateri fratomagmatici di Pantano secco e Prata Porci (364-365'000 ka). Contemporaneamente e successivamente, attivita' effusiva e stromboliana si manifesto' per lo piu' allineata circolarmente lungo i bordi calderici del Tuscolo-Artemisio (fratture peri-calderiche), dando origine ai coni di scorie di Lanuvio (398'000 ka), Monte Ceraso (357'000 ka), Monte Ferrari (356'000 ka), Sincrotrone (355'000 ka), Monte Castellaccio (351'000 ka); A circa 339'000 anni fa è datata la colata lavica di Santa FUmia, a S/O del complesso vulcanico.

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III FASE, FAETE (308 - 241'000 anni fa): Trascaorrono circa 43'000 anni di quiscenza prima della ripressa dell'attività aruttiva. Un secondo edificio vulcanico centrale, le Faete (intercaldera stratovulcano), si formo' durante la terza fase eruttiva, crescendo al centro della vasta caldera lasciata dalle imponenti eruzioni della II Fase. Le eruzioni che caratterizzarono la crescita del vulcano delle Faete furono moderatamente esplosive e stromboliane, di intensita' sub-pliniana e con vaste colate laviche (6 Km3 totali emessi, Vei 4-5). Lave e strati di scorie accrebbero il cono delle Faete (successione di Rocca di Papa 290-260'000 anni fa). Sulla sua sommita', la nuova Caldera (detta Campi di Annibale) misura circa 2x2 km e sfiora oggi i 1000 metri di quota culminando nelle vette dei coni di Monte Iano e Monte Albano (Monte Cavo), nati da attivita' stromboliana finale fra 280 e 257'000 anni fa. A questa fase appartengono vaste colate laviche; Nel settore SE-NW troviamo le colate di Campoleone (307'000 ka), del Divino Amore (287'000 ka), di Saponara e Capo di Bove (entrambe 277'000 ka). In particolare, la lunga colata lavica di Capo di Bove, sulla quale sorge la Via Appia fin dentro Roma, si estende per circa 17 km. Nel Settore Nord avvennero invece le colate laviche dell'Osa (297'000 ka), di Colonna (290'000 ka), Monte Falcone (287'000 ka) e M. Massimo (241'000 ka). Coni di scorie nati da attivita' stromboliana attraverso vari sistemi di fratture si attivarono in vari settori della caldera, ma in particolare nel settore Nord, verso l'esterno della caldera principale, dando origine ai coni di Monte Mellone (308'000 ka), Colonna (290'000 ka), Monte Falcone (287'000 ka), Monte Pallavicini (284,000 ka), Velletri (280'000 ka), Monte Fiore (278'000 ka), Monte Porzio, Monte Savello (261'000 ka), Monte Massimo (241'000 ka). Dopo i prodotti della successione di Rocca di Papa, vi sono strati di cenere, interrotti da paleosuoli, che indicano un cambiamento nel tipo di attività, da eruzioni effusive o debolmente esplosive a fasi esplosive di tipo freato-magmatico, cioè provocate dal contatto del magma con acqua (falde sotterranee). L'inizio dell'attivita' freatomagmatica diede origine, sul versante settentrionale del Tuscolo-Artemisio, al cratere di Castiglione (260'000 ka), che diverra' sede del lago Buranus sulle cui sponde sorgerà in epoca preromana l'antica Gabii, colonia di Alba Longa.

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IV Fase, IDROMAGMATICA (204'000 -36'000 anni fa): Dopo un riposo di 37'000 anni inizia l'ultima fase eruttiva del vulcano, caratterizzata da violente eruzioni esplosive idromagmatiche e da colate piroclastiche, sotto i 2 Km3 di prodotti totali emessi (Vei max 4), che originarono i crateri di Ariccia (200'000 ka), Nemi (145'000 ka), Valle marciana (102'000 ka), Pavona, Giuturna (74'000 ka), Albano (69- 36'000 ka). Due di questi numerosi crateri, detti Maar, sono oggi occupati dai laghi di Albano (detto anche di Castel Gandolfo, il lago vulcanico piu' profondo d'Italia) e di Nemi. Da Notare che fra l'attività di Nemi e Albano intercorrono circa 74'000 anni. Proprio dal cratere di Albano avvennero le eruzioni piu' imponenti di questo fase, suddivise generalmente in due cicli eruttivi principali. IL primo ciclo è composto da 3 eruzioni avvenute fra 69.4 e 68.6'000 anni fa. NeL secondo ciclo, detto del peperino di Albano, si sono susseguite quattro eruzioni, avvenute tra 41 e 36'000 anni fa, max Vei4, con accumulo di materiale al suolo fino a 30 metri di altezza e con flussi che raggiunsero la distanza di 7-15 km dal cratere. A questa periodo appartiene il cono di scorie di Monte due torri (40'000 ka), probabilmente l'ultimo cono stromboliano dell'attività dei Colli Albani. L'ultima eruzione di Albano (36'000 anni fa) fu probabilmente la piu' intensa, di tipo sub plianiano, e al suo culmine la colonna eruttiva sali' fino a 18-21 km di altezza. Lasci0' depositi vulcanici a piu' di 100 km dal cratere Albano, sormontando gli altorilievi e distribuendo materiale piroclastico fino alla catena appenninica interna. Strati di ceneri fino 120cm, appartenenti a questa eruzione, sono stati ritrovati presso la piana del Fucino in Abruzzo, e fino a 15 cm ai piedi della Mjella e del Gran Sasso, seguendo i venti dominanti [8*]. Recenti studi [27*] hanno scoperto uno strato di 40 cm di materiale vulcanico a sud di Sezze, nell'Agro Pontino, deducendo che le ceneri di questa ultima fase si possa esser accumulata oltre la Campania, oltrepassando il Monte Vulture (vulcano), in Basilicata ad oltre 250 km di distanza. Dopo Albano, non risultano eruzioni dei Colli Albani inferiori a 36'000 anni fa. Tuttavia non sono da escludere parossismi minori, che potrebbero non aver lasciato traccia negli strati geologici. L'intensa eruzione dell'Etna del 1979, ad esempio, provocò vittime e molti feriti. Tuttavia, dal punto di vista geologico, fu un evento poco significativo, che, come altri eventi simili, ha lasciato depositi irriconoscibili nel record geologico (il volume di materiale roccioso emesso dall’esplosione era di qualche centinaio di metri cubi, e si trattava esclusivamente di materiale vecchio o “litico”, senza coinvolgimento di nuovo magma). I depositi vulcanici piu' recenti (successione del Tavolato) sono i lahars di Albano (23'000 - 5'100 anni fa) causati da fenomeni esondativi dal lago Albano, seguiti da debris-flow vulcanici e flussi iperconcentrati che si sono abbattuti in gran quantita' sulla piana di Ciampino e in minor modo a s/O verso Ardea (spessore massimo 15 metri). L'ultimo di questi episodi sarebbe accaduto nel 398 a.C.
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Modello in rilievo fatto a mano, in creta e successivamente in ceramica, dell'Aapparato Vulcanico dei Colli Albani. 13x18 cm. Copie su richiesta (bianchino.daniele@hotmail.it):

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IL GRIFONE DI ALBANO:
IL Grifone di Albano è il calco perfettamente conservato del busto di un avvoltoio del genere Gyps fulvus, un grifone, rimasto ucciso dai flussi piroclastici dell'ingimbrite di Albano (Peperino) circa 30'000 anni fa. IL reperto, uno dei pochi al mondo, è stato scoperto nel 1889 ai piedi del Tuscolo, poco fuori il paese di Grottaferrata, dallo studioso italiano Romolo Meli, attratto da blocchi di roccia contenenti evidenti tracce di penne di un grande rapace. I fossili intrappolati nel materiale vulcanico sono piuttosto rari, dato che le parti sia dure che molli degli organismi vengono distrutte dalle altissime temperature. La temperatura dei flussi piroclastici di Albano è stata stimata fra 240 e 350 °C. Tuttavia, il calco del grifone ha conservato intatta la traccia delle piume, della pelle, la lingua e la palpebra mobile oculare. Queste caratteristiche sono superiori a quelle rinvenute nei calchi di Pompei e dimostra che l'uccello deve esser stato colpito dalla parte terminale e più fredda del flusso piroclastico, caratterizzato da temperature di circa 50°C. Anche la presenza di piante non bruciate alla base dell'ignimbrite, indicando che la temperatura del flusso piroclastico era inferiore alla temperatura di accensione del legno. IL grifone di Albano è un reperto unico nel suo genere, non che testimonianza della fauna presente nell'area albana alla fine del Pleistocene.
a. The Eurasian griffon, Gyps fulvus (Hablizl, 1783) in the "pepperini" hydromagmatic deposits of the Alban Hills (Rome, Italy) A case of exceptional preservation;
b. Gyps fulvus from pyroclastic deposits of Albano volcanic hill (Rome, Italy): a very spectacular taphonomical preservation;
c. Exceptional soft tissue fossilization of a Pleistocene vulture (Gyps fulvus): new evidence for emplacement temperatures of pyroclastic flow deposits;
d. Paleomagnetic evidence for low-temperature emplacement of the phreatomagmatic Peperino Albano ignimbrite (Colli Albani volcano, Central Italy).

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SOLLEVAMENTO E DEFORMAZIONE DEL COMPLESSO VULCANICO:
L'area vulcanica dei Colli Albani, in particolare fra i laghi di Albano e Nemi, si è sollevata di circa 50 centimetri fra il 1955 e il 1995, con una media di 7 mm per anno. Il fenomeno era culminato con la lunga crisi sismica del 1989-91. Attualmente si registrano innalzamenti fino a 3 mm/anno. Questo fenomeno, che varia ad intervalli abbastanza regolari tra fasi in cui è più intenso e fasi in cui è meno rilevante, è innescato molto probabilmente da nuove iniezioni magmatiche nella camera. Dati GPS provenienti da stazioni di monitoraggio continue, radar ad apertura sintetica ed osservazioni geodetiche confermano deformazioni orizzontali e verticali in atto distribuite in una vasta area attorno ai crateri di Albano e Nemi , dove si è verificata la più recente attività vulcanica, e sarebbero la prova di una sorgente magmatica discretamente superficiale. Non c'è alcun pericolo imminente, ma il monitoraggio è opportuno, dato che i Colli Albani sono considerati vulcani potenzialmente attivi, anche se in stato di quiescenza. Fabrizio Marra, docente e ricercatore Ingv: " La ricerca ha dimostrato non solo che il vulcano è tutt'altro che estinto, ma ha appena iniziato un nuovo ciclo di alimentazione delle camere magmatiche che potrebbe portarlo nel prossimo millennio, da uno stato dormiente a quello di risveglio. Da qui la necessità di monitorare sin da oggi quest'area vulcanica”. Gli elementi emersi dallo studio sono molteplici, legati a diversi indicatori geofisici, tutti convergenti nell'indicare che l'area vulcanica è attiva e che a diversi chilometri di profondità si sta accumulando nuovo magma. In quanto tempo questo magma potrebbe trovare una via di risalita e dar luogo ad un'eruzione è difficile da stabilire con precisione; A partire da 600 mila anni fa, ci sono stati 11 cicli eruttivi, ogni 40.000 anni circa. L'ultimo, avvenuto al Cratere di Albano, è iniziato proprio 41.000 anni fa ed è terminato intorno a 36.000 anni fa. Tuttavia, nel periodo di attività più recente, a partire da 100.000 anni fa, i tempi di ritorno si sono accorciati e sono stati dell'ordine di 30.000 anni. Dall' ultima eruzione di Albano, Quindi, rientriamo attualmente nei tempi di ritorno di una possibile nuova eruzione: il vulcano deve considerarsi attivo e pronto per un nuovo futuro risveglio. L'area in cui sono avvenute tutte le eruzioni più recenti è concentrata in un settore che comprende i crateri di Ariccia (200 mila anni), Nemi (150 mila anni), Valle Marciana (100 mila anni), Albano (due cicli a 69 mila e 41-36 mila anni), e il cono vulcanico di Monte Due Torri (40 mila anni). Questo settore corrisponde esattamente all' ’area in cui le osservazioni di telemetria satellitare (InSar), hanno rivelato il continuo sollevamento, con tassi di 2-3 mm/anno, negli ultimi 20 anni. Questo lascia perciò ipotizzare che al di sotto dell'area dove sono avvenute le eruzioni più recenti si stia accumulando nuovo magma che provoca un rigonfiamento della superficie. Fra i 5 e 9 Km di profondita' ci sarebbe una o piu' camere magmatiche che potrebbero contenere diverse centinaia di chilometri cubi di magma e gas.

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Profilo dell'intera struttura del vulcano visto dall 'Area della tenuta Italcable (Romanina).

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Profilo del vulcano (al centro il cono di Monte Albano, oggi M.Cavo) visto dalla tenuta di fioranello, nella campagna romana.



Tusculum - « Ho veduto in vita mia grandi e belle estensioni di paese, in piano, sui mari, sui laghi, ma una vista come l'avevo dal balcone della mia camera a Rocca di Papa, e che tanto campo offrisse alla immaginazione, alle grandi memorie, al gusto artistico ed alla poesia, non l'ho mai incontrata in nessun luogo...e neppure che le si avvicinasse » (Massimo d'Azeglio, I miei ricordi)


PRESUNTE RECENTI ERUZIONI E MANIFESTAZIONI VULCANICHE:
E' di grande importanza la scoperta di probaibli recenti eruzioni. *Una equipe diretta dal Prof. Funiciello ha datato un livello di pomici a circa 5000 anni fa: in passato si riteneva che, al massimo, gli ultimi episodi magmatici fossero vecchi di almeno 17.000 anni.
Nel 1817 vennero ritrovate sul bordo settentrionale del cratere del Lago Albano, alcune urne cinerarie del X-XI secolo a.C (3200 anni fa) ricoperte da un deposito vulcanico di circa 90 cm, datato circa al 1190 a.C., in corrispondenza quindi delle culture laziali della tarda eta' del Bronzo, che erano evidentemente insediate in siti strategici per evitare gli effetti devastanti delle eruzioni del Lago Albano.
*Un eruzione sub-lacustre, potrebbe esser riscontrata nei racconti di Dionigi D'Alicarnasso, che descrive la morte di Allodio Silvio (Romulus Silvius) o Amulio Silvio, uno degli ultimi re di ALba Longa, annegato drammaticamente insieme a tutta la sua famiglia e ai domestici per l'improvvisa fuoriuscita del Lago Albano attorno al 796 a.C. o 856 a.C (2800 -3000 anni fa, data molto incerta); Con l'intera famiglia vennero sommersi tutti i beni e le ricchezze accumulate nel corso del lungo predominio della famiglia. Ai tempi di Dionigi era possibile vedere ancora i resti e parte dei portici della villa. Similmente, Aurelio Vittore, sulle memorie rinvenute negli Annali di Pisone, scrisse, che un terremoto nel Lago Albano fece aprire una voragine, e l'intera villa di Alladio con egli stesso ed i suoi sudditi sprofondo' nel lago : ''Aufidius sane in epitomis et Domitius libro primo non fulmine ictum, sed terrae motu prolapsam simul cum eo regiam in Albanum lacum tradunt''. IL ritrovamento di un villaggio dell' Eta' del Bronzo medio, sommerso nelle acque del Lago (iL Villaggio delle Macine), potrebbe essere la prova delle storie narrate da D.Alicarnasso, quindi di una dinastia di Silvi, discendenti diretti di Enea, spazzata via dall’improvviso innalzamento del livello del lago Albano.
*Fra il 673 e il 641 a.C. (2650 anni fa circa) avvenne una probabile eruzione di lapilli sul Monte Albano, durata piu giorni e per la quale venne istituito il Sacro Novendiale; Così scriveva Tito Livio, negli Ab Urbe condida libris: "Devictis Sabinis cum in magna gloria magnisque opibus regnum Tulli ac tota res Romana esset, nuntiatum regi patribusque est in Monte Albano lapidibus pluvisse"_ "Sconfitti i Sabini, quando ormai il regno di Tullo Ostilio e la potenza di roma avevano raggiunto il vertice della gloria e della ricchezza, venne annunciato al re e ai senatori che sul monte Albano stavano piovendo pietre". Siccome la cosa non era molto verisimile furono inviati dei messi a controllare il fenomeno. Anche in loro presenza cadde una spessa pioggia di pietre che "cadevano come chicchi di grandine ammucchiata dal vento sulla terra". Atti del genere, che sembrano - correttamente - essere durati parecchi giorni, sono noti in quell'epoca in tutto l'areale dei Colli Albani. Fu cosi', che ogni volta che sarebbe accaduto lo stesso prodigio si sarebbero celebrati 9 giorni di festività dette Novendiales.
*Altri avvenimenti geologici interessanti vennero descritto da Giulio Ossequente: Nel 585 e 586 vaste emanazioni di gas avvennero presso Lanuvio, nel 600 a.C. parla di lanci di pietre dal cratere di Ariccia (eruzione freatica?), quest' ultima descritta anche da Dionigi nel 639 a.C. Osserva Lucidi che per prova del cratere della Valle Aricina (Valle Aricia) alcuni scrittori citarono la pioggia di sassi caduta per ben due volte nell'Ariccia al riferir di Tito Livio e la grande voragine apertasi all' improvviso nel foro dell'Ariccia e in cui il foro medesimo sprofondo'. Anche Plinio sembra confermare del terreno vulcanico del cratere Aricina, dicendo che "cadendo un carbone sulla terra l'accendeva".. "Reperitur apud auctores, subjectis Ariciae arivs, si carbo deciderit, Ardere terram."
*Manifestazioni di gas fuoriuscirono dal Monte Albano e nel 653 a.C. e dopo un forte terremoto uno strato di un materiale sublimato sconosciuto si posò sul Tempio di Giove a Lanuvio, ricoprendone i rivestimenti.
*L'episodio piu' importante, descritto sia da Dionigi D'Alicarnasso che da Plutarco e Tito Livio è avvenuto fra il 23 e il 24 Agosto del 398 A.C. (2412 anni fa), durante l'assedio di Veio da parte dei Romani, quando improvvisamente un' immensa massa d'acqua scese improvvisamente dal lago Albano travolgendo la pianura sottostante fin a riversarsi in mare, provocando distruzioni fra campi e fattorie. "Lacus in Albano Monte fine ullis calestibus aquis, causave qua ali, qua rem miraculo eximeret, in altitudinem insolitam crevit." Venti anni fa su “Le Scienze” uscì un lavoro, ad opera di Dario Andretta e Mario Voltaggio, in cui vennero mostrati alcuni indicatori che, confermando le parole di Tito Livio, testimoniano una attività vulcanica nei Colli Albani tra il VI e il IV secolo AC. Recentemente, nella zona di Ciampino, gli archeologi hanno ritrovato al di sopra di una strada del V secolo a.C. un deposito di Lahar databileo con precisione attorno al IV secolo a.C, con reperti archeologici al suo interno. Questa colata è statata capace di ditruggere un tempio dedicato a Saturno e corrisponde sicuramente all' eruzione freatica del 398 a.C. confermando gli studi dei geologi precedenti e le parole di Plutarco e Tito Livio.
*ALtra pioggia di lapilli, simile a quella caduta ai tempi di T.Ostilio, cadde dal Monte Albano, sulle campagne circostanti e in roma istessa all'incirca nel Anno 257 a.C., essendo consoli C.Attilio Regolo Serano e Gn.Cornelio Blasio (Nel 212 a.C. invece secondo G.Ossequente, sotto il consolato di Appio C.Pulcro e Quinto F.Flacco). Per questo "prodigio" il Senato prescrisse di rinnovare le Ferie Latine: "In Albano Monte biduum continenter lapidibus pluit...sol rubere solito magis sanguineoque similis_"sul Monte Albano per due giorni piovvero pietre, e il sole era rosso piu' del normale, simile al sangue (Annali di Roma, Luigi P. Olivieri, T.Livio lib.XXII).
*341 a.C, Mentre si edificava un tempio in Roma dedicato a Giunone Moneta, segui' un prodigio simile a quello sul Monte Albano, perchè piovvero pietre e verso mezzo giorno si fece notte.
*Su Ariccia fino a Roma, sul Aventino, piovvero pietre, e dalla fonte sgorgo' acqua calda e rossa come il sangue; "Romae in Aventino, et Ariciae nunciatum erat sub idem tempus lapidibus pluisse, et multo cruore aquas e fonte calidas manasse". 218-216 A.c? (T.Livio lib XXII, cap ?).
*Pioggia di pietre ardenti su Preneste, "Praeneste ardentes lapides caeLos cecidisse" 218-216 A.c? (T.Livio lib XXII, cap 22).
*Su Ariccia e Lanuvio, come accadde sull' Aventino, piovvero pietre_Ariciae et Lanuvii, et in aventino lapidibus pluit 193 a.C? (T.Livio lib.XXXV).
*Attorno al 113 a.c. essendo consoli C. Cecilio Metello, e M. Papirio Carbone, il Monte Albano durante una notte sembro' vomitare fiamme, per attestato di Giulio Ossequente; " Mons Albanus nocte ardere visus".
*Dione, riferisce di cenere caduta su Roma sotto il regno dell'imperatore Tito (39-81 d.C), precisando però che la cenere fosse giunta in Roma qualche giorno dopo l'eruzione del Monte Vesuvio che distrusse Pompei e le città limitrofe nel 79 d.C.;

Molte altre notizie e avvenimenti si sono persi nella storia, dall' epoca dei romani fino ad oltre la meta' del Settecento.
*Nell' estate del '1762, per oltre un mese, gli abitanti dell'Ariccia furono spaventati da numerosi boati sotterranei che si ripeterono piu' volte durante il giorno e la notte, alcuni cosi' potenti da far tremare la Terra. Sicuramente i boati sotterranei erano causati da infiltrazioni di fluidi, di magmi o di gas nel sottosuolo; " Trentaquattro giorni duro' l'oscillazione del suolo in Ariccia e Muggiva il cratere centrale Latino (Albano)". La storia è ben descritta da Emmanuele Lucidi in Memorie storiche dell'antichissimo municipio ora terra dell' Ariccia.
Ancora nel cratere di Ariccia (Valle Ariccia), Nel Agosto del 1754, mentre molti uomini erano occupati a pulire e spurgare i canali del secondo emissario del Lago di Nemi, una lanterna venne accostata casualmente al terreno, e subito si accese un gran fuoco seguito da una forte deflagrazione, come colpo di cannone. Gli uomini piu vicini rimasero storditi, con capelli e ciglia degli occhi bruciati, cosi come i peli delle braccia e di altre parti scoperte. Lo spavento fu molto. Nelle sere seguenti, dal colleggio di S.Nicola, venne ossservato uscire dal terreno un grande fuoco rosso quasi al centro della Valle, che alzandosi formo' una colonna alta almeno 30 palmi e che duro' circa quindici minuti. Anche in altre sere successive si osservano varie fiamme uscire dal terreno nella valle, che subito si dileguavano. Si trattava di eruzioni di idrogeno solforato ed altri gas. Lo istesso fenomeno accadde di nuovo nell Anno 1774, nella medesima occasione e nel medesimo sito, con altrettanto spavento degli uomini presenti. Contemporaneamente per piu settimane continue scosse avvennero a Frascati ed Ariccia. Nel 1782 un violento terremoto colpi' Rocca di Papa e nel 1799 ancora numerose scosse di terremoto spaventarono Ariccia.
*Estremamente attiva fu l'area vulcanica durante l'800: Nel Dicembre 1801 un forte sisma colpi' Velletri e tutti i Colli Albani. Nel Agosto del 1806 un terremoto devastante con epicentro fra i crateri di Albano e Nemi colpi' tutti i Colli Albani e parte di Roma, con crolli e vittime. A Nemi vi fu la comparsa momentanea di un piccolo bacino sulfureo; fu notata un'insolita e grande agitazione delle acque del mare a sud di Roma e un abbassamento del livello delle acque del Tevere.
1809,10 intensi sismi ad Albano e Monte Compatri, seguiti da numerose scosse che furono accompagnate per lungo tempo da getti di vapore nel cratere di Montecompatri, e successivamente in Roma e in Ariccia, terminando il tutto con l'eruzione del Vesuvio del 1810.
1827,28,29 tremarono tutti i Colli Albani con un massimo nel 1829 di 248 scosse di cui 20 forti con epicentro ad Albano. L'abbandono dei centri abitati e dei raccolti piegò quell'anno le popolazioni albane. Durante questo massimo eruttava il Vesuvio, e successivamente l'Etna.
1838,39 mentre eruttava il Vesuvio, il cratere di Nemi diede scosse a tutti i colli vicini.
1848,49,50 " IL cratere di Albano tremo' molto e muggi' fortemente ".
1855,56 numerose scosse colpirono i Colli Albani, con epicentro a Frascati e, secondo il bollettino del vulcanismo italiano, perfino " avveniva una piccola eruzione nello spento sistema vulcanico Cimino".
1872 Contemporaneamente all'Eruzione del Vesuvio, forti terremoti registrati sui Colli Albani ed aumento di gas e colore nel lago sulfureo delle Acque Albule di Tivoli-Monticelli: " La notte del 24 Aprile, nel principio stesso dell'eruzione vesuviana, il cratere centrale del Vulcano Laziale tremo' fortemente e di fremito continuo ".
1884 e 1886 Albano fu ancora colpito da forti terremoti. Gli utlimi violenti sismi che colpirono l'area dei Colli Albani e parte di Roma avvennero nel 1892 nel cratere di Nemi, nel 1899 a Frascati e nel 1927 ancora presso Nemi. Stranamente, sismi cosi' intensi non sono piu' avvenuti.
*In tempi recenti, variazioni nelle acque dei laghi e in alcuni pozzi (anche di 50°C), sono state notate dopo eventi sismici fino al 1988. Dai pozzetti di gradiente termico perforati dall' enel negli anni'80 si estrapola una temperatura di 100-110°C al tetto del serbatoio permeabile nel carbonatico. In ogni caso è probabile, dopo eventi sismici, la possibilita' di fuoriuscita di importanti quantità di CO2 e acque calde fino ad oltre 100°C.
*Anche il lungo sciame sismico del 1989-1990 sarebbe da interpretare come stress causato da una sorgente vulcanica, un intrusione locale di magma (Feuillet, Cocco, Nostro, Musumeci, 2003). Se un eruzione futura si dovesse verificare, questa avverebbe presumibilmente dal piu' recente e profondo cratere subacqueo che si trova all'interno della parte meridionale del cratere del Lago di Albano.



La simulazione in alto mostra la nube vulcanica prodotta da un eruzione di intensita' VEI4 dal cratere di Albano (simile a quella freatomagmatica del Peperino Albano[9*]) , con nubi che arriverebbero ad un altezza di circa 15 km. I prodotti di ricaduta (Tephra) giungerebbero fin sull'Adriatico ad oltre 200km di distanza. La nube seguirebbe i venti dominanti (so,o,no) spostandosi quindi fra NE (simulazione) e SE. La simulazione è coerente con i siti di depositi piroclastici analizzati nello studio di Biagio Giaccio et al.[8*]. Se la nube fosse disposta verso SE raggiungerebbe il vulcano Vulture, in Campania, in accordo con i depositi analizzati nello studio di di Jan Sevink et al. [27*].

Questa è invece una probabile futura eruzione piroclastica con lahar da 0.2 Km^3 dal cratere del Lago Albano, simulata da Steven N Ward (CLICCA):

Nella simulazione le nubi ardenti sarebbero alte inizialmente piu' di 300 metri discendendo dal cratere del Lago Albano, 200 metri sulla piana di Ciampino/Capannelle e ancora superiori a 100 metri all' interno di Roma. Inizialmente viaggerebbero a circa 24 metri al secondo, 18 metri/s sulla piana di Ciampino/Capannelle, 12 metri/s nel centro di Roma fino al loro completo esaurimento e riempimento delle vallate. In 4-5 minuti le nubi ardenti hanno gia raggiunto la piana di Ciampino/Capannelle, e arriverebbero nel centro di Roma in 7-8 minuti. In totale coprirebbero un area di 269 Km^2.




Cava Covalca e Cava Cobila, due cave di lava leucita molto vicine a Roma, lungo la via Laurentina, appartenenti alla colata lavica di Vallerano (365-351'000 ka)
.


Il fronte di lava della Colata di Capo di Bove (277-260'000 ka), lungo circa 17 km che dal complesso vulcanico dei Colli Albani, presso Marino, passando per la via Appia entra sin dentro Roma.
Foto della geologa Lisetta Giacomelli (al centro) presso Fioranello.

VARIAZIONE DEI LAGHI E DEVASTANTI LAHAR:
Intense eruzioni di anidride carbonica possono causare forti oscillazioni nel livello dei laghi vulcanici, fino alla tracimazione, un fenomeno molto frequente nel passato del Lago Albano: Questa è la genesi dei vastissimi depositi di fango e materiale vulcanico (lahar) nella piana di Ciampino e nella zona sud-orientale di Roma [32]. Il susseguirsi di eruzioni di gas nel cratere di Albano e delle conseguenti tracimazioni del lago hanno provocato la formazione di una numerosa serie di terribili colate di fango (simili per composizione e dinamica a quelle scatenate dalla pioggia negli eventi alluvionali di Sarno nel 1998 o Messina nel 2009). La quantità di sedimento è stata talmente ingente da influenzare pesantemente la dinamica olocenica della piana di Ciampino. Nel Lazio sono stati localizzazione siti archeologici del Paleolitico (da 2,5 milioni a 10.000 anni fa circa), del Neolitico (da 10.000 a 3300 anni fa circa) e dell'età del Bronzo (da 3300 a 1100 anni fa circa). Durante il Paleolitico i vulcani alkalino-potassici del Lazio (Bolsena, Vico ,Bracciano, Albano) erano attivi e gli insediamenti umani rimanevano confinati nelle aree lontane dai centri vulcanici, quindi sulle coste laziali e lungo la valli interne, come la valle del Fiume Tevere. Durante il Neolitico, gli insediamenti umani progressivamente popolarono le aree dei vulcani diventati inattivi, ad eccezione della Piana di Ciampino, allora ancora sede dei citati pericolosi fenomeni di esondazione del Lago Albano (lahar). Le datazioni radiometriche effettuate sul paleosuolo ci indicano che fra 5100 e 5800 anni fa si verificarono nel Lago di Albano una serie di esplosioni freatiche o di ribaltamento delle acque innescato da iniezioni di liquidi caldi e ricchi di CO 2 dal fondo del lago (rollovers), in seguito alle quali acqua mista a detriti vulcanici fuoriuscì dal bordo del cratere inondando con violenza la piana di Ciampino. I ricercatori indicano la continua tracimazione delle acque del lago di Albano come la causa scatenante dell'abbandono dei villaggi nella zona di Ciampino attorno al 1500 a.C (XV sec.a.C) che sono stati ricostruiti più a monte e, non a caso, ad un livello superiore a quello della superficie del lago. IL villaggio delle Macine ne è una prova. Questo villaggio è stato costruito nel Bronzo Medio, quando il livello del lago era poco inferiore a quello attuale ed è stato abbandonato anch'esso all'incirca nel XV sec.a.C proprio per l'improvvisa crescita del Lago Albano. IL villaggio era ancora sommerso dalle acque negli anni'80. Oggi le basi delle palafitte in legno sono riaffiorate sulla costa a causa del drastico abbassamento del Lago. Nel Bronzo Finale gli insediamenti umani venivano costruiti tutti almeno 100 metri piu' in alto del villaggio delle macine, sull'orlo del cratere. Successivamente, nell' epoca romana, la Piana di Ciampino si sviluppò solo grazie al cessare di tali fenomeni di esondazione, aiutati soprattutto da una grandiosa opera di bonifica idraulica: Per far cessare la tracimazione delle acque, i romani, dopo l'ultimo evento di lahar del IV secolo (398 a.C) costruirono un tunnel per abbassare di molte decine di metri il livello del lago. Questa sembra la prima opera ingegneristica dovuta alla mitigazione di un pericolo idrogeologico e indirettamente vulcanico. Il ritrovamento del lahar nell’area a sud est di Roma e nella piana di Ciampino risulta essere particolarmente importante per via della sua datazione, che lo inquadra come il più recente di tutte le unità collegate ai vulcani albani distinte finora. L’inquadramento cronologico si basa su materiali ceramici rinvenuti all’interno del deposito di lahar i quali sono databili tra il V ed il IV sec a.C., mentre altre ceramiche rinvenute nelle stratificazioni immediatamente successive si inquadrano tra il IV ed il III sec. A.C. Inoltre una sepoltura femminile rinvenuta in una fossa non lontana dal deposito e con ogni evidenza successiva ad esso, è stata datata al C 14 alla media età repubblicana. Oggi, questi depositi di fango sono molto pericolosi per i gas che contengono: spesso nella zona attorno a Ciampino le concentrazioni di acido solfidrico (H2S) sono molto elevate, oltre i limiti di legge, ma è soprattutto con l'anidride carbonica (CO2) che c'è poco da scherzare. I sedimenti depositati dalle tracimazioni del lago, impermeabili ai gas, rendono possibile l'accumulo di questo pericoloso gas nel sottosuolo che può risalire improvvisamente se si crea una frattura o un terremoto, con effetti devastanti. Si ricorda per inciso una strage in Camerun, in cui la CO2 uscita dal lago Nyas, uno specchio d'acqua che occupa il cratere di un vulcano proprio come il lago di Albano, provocò nel 1986 la morte di 1.800 persone e di una gran quantità di animali. Durante alcuni terremoti sono state spesso segnalate variazioni nel livello delle acque dei laghi di Albano e Nemi, onde anomale, ribollizioni e variazioni di temperatura delle acque. Infine, l’analisi dei versanti e della batimetria del fondo del Lago di Albano ha permesso di individuare morfologie riconducibili ad antiche frane che hanno coinvolto la parte subaerea e quella sommersa dei versanti interni del lago, con conseguenti grandi onde anomale. Da qui il dubbio che oggi, il ripetersi di tali fenomeni, possa generare tsunami sulle coste del Lago.

"Nel 398 A.C., Al tempo in cui i Romani assediavano i Veienti (nei giorni in cui stava sorgendo la stella Sirio), nella stagione in cui i laghi si abbassano, così come tutti i fiumi ad eccezione del Nilo, in un’epoca in cui non si erano avute piogge, tormente o altre cause percepibili agli esseri umani, il lago Albano, un lago distante da Roma non più di 120 stadi, situato sui Monti Albani laddove si trovava la città madre di Roma, ebbe una tale improvvisa crescita delle acque da inondare una vastissima porzione della regione circostante, distrusse molte case e fattorie e incise la montagna riversando un grande e violento fiume nelle piane sottostanti.
I Romani che assediavano Veio, credendo che un dio fosse montato in collera, seppero dagli indovini Etruschi che secondo le antiche profezie Veio non sarebbe mai stata conquistata “fino a quando le acque che fluivano dal lago di Albano avessero continuato a riversarsi in mare”. Dopo poco tempo, un messaggero da Delfi tornò con un uguale responso, cosicché il senato decise di far scavare canali che indirizzassero le acque calde tracimanti in una direzione tale da non mescolarsi più con il mare".
Dion.Hal, Antiquitates Romanae, XII, 10-12



Albano Maar - Cratere del lago Albano (Castel Gandolfo), lago vulcanico piu' profondo d'Italia - - - Nemi Maar - Cratere del Lago di Nemi (all’orizzonte il Mar Tirreno).


Batimetria del cratere del Lago Albano ( Anzidei et al., 2006 )


panoramica dei laghi di Nemi (sinistra) e Albano (destra) visti da Monte Cavo (Monte Albano).

EMANAZIONI GASSOSE TOSSICHE:
IL degassamento è un fenomeno tipico delle aree vulcaniche. Nell'area dei Colli Albani i principali punti di emanazioni gassose si trovano a Cava dei Selci, Santa Maria delle Mole, Acque albule di Tivoli, nella solforata di Pomezia e a Tor caldara. I gas emessi principalmente sono l'anidride carbonica(CO2) e l'idrogeno solforato (H2S), tipici gas di origine vulcanica, pericolosi se presenti in alte concentrazioni. Anche il Radon, gas radioattivo, è un altro prodotto presente tutt'oggi in tutte le aree coinvolte nell' attività dei Colli Albani. E' presente nei materiali di costruzione di origine vulcanica e nelle falde acquifere. Fra i gas presenti, l'anidride carbonica, al contrario dell'idrogeno solforato caratterizzato dall'odore di "uova marce", è un gas pesante ed inodore, che tende ad accumularsi nelle sacche del terreno senza poter essere percepito. Cantine, grotte, pozzi e avvallamenti del terreno possono divenire luoghi letali se questo gas è presente.

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In alcune aree questi gas, risalendo dal sotto suolo, creano ribollii all' interno di stagni e pozze, si accumulano nelle depressioni e danneggiano la vegetazione circostante. Difficilmente arrivano a concentrazioni pericolose, ma sono stati diverse volte la causa della morte di numerosi animali come conigli, volpi, cani, gatti, cinghiali o di animali più grossi, come vitelli. Fra il 1999 ed il 2001 assieme a 37 capi di bestiame è purtroppo deceduto anche un uomo. Nell' ottobre 2003 è segnalata la morte di un gatto ed alcuni uccelli. Episodio simile è accaduto ancora nel 2008. Fra Agosto e Settembre del 2013 due piccoli vulcani di fango sono apparsi presso Fiumicino, quasi 40 km dal centro del complesso vulcanico principale dei Colli Albani. Sono stati scatenati da un foro praticato dall' Enel, che aveva evidentemente oltrepassato lo strato di terreno impermeabile che manteneva i gas intrappolati in profondità. I due soffioni eruttavano argilla liquida, anidride carbonica, anidride solforosa e in piccola parte metano. Nei primi giorni di Ottobre 2013 una piu' vasta eruzione di fango e gas (questa volta con maggior concentrazioni di Metano) è apparsa in mare, di fronte la costa di Fiumicino. L'attività è cessata verso la meta' dello stesso mese a causa del collasso della struttura stessa. Nel Novembre 2013 uno dei due "vulcanetti" iniziali ha cessato autonomamente la sua attivita', mentre il primo soffione di Agosto è stato chiuso artificialmente e definitivamente nel Dicembre 2013. Nel Maggio 2014 un quarto soffione minore si è aperto lungo la via Portuense, 300 metri a sud delle prime due manifestazioni, anche quest'ultimo chiuso artificialmente. Altri studi hanno documentato fenomeni simili nell’area nel 1925 e nel 1890. Nel Maggio 2016 alcune case presso Morena, lungo la Via Anagnia, sono state momentaneamente evacuate a causa della fuoriuscita di fanghi e gas vulcanici nocivi dal giardino di un abitazione privata. Nel Marzo del 2018 sono i primi due piani di un palazzo presso Cava dei Selci ad essere evacuati per intensa emanazione solforosa. Ne Maggio del 2019, ancora presso Morena, vigili del fuoco e protezione civile hanno messo in sicurezza un pozzo artesiano per la fuoriuscita di fanghi e gas tossici. Il problema dei gas vulcanici non è da sottovalutare, per tanto la Protezione Civile ha divulgato un apposito documento per avvisare le popolazioni dei Colli Albani e nelle aree a sud di Roma che stanno convivendo con un problema che a volte può divenire molto serio.


Piccolo vulcano di fango nella prima fase iniziale apparso presso Fiumicino nell'agosto 2013 . . . . . Eruzione di anidride carbonica (soffione) apertosi in mare presso Fiumicino nel Settembre 2013


Particolare di un flusso di gas nella pozza di Cava dei Selci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gatto ucciso dall' accumulo di gas nella depressione di Cava dei Selci.

A sud di Roma, 9km a sud ovest dal cratere di Albano, La Solfatara o Solfarata di Pomezia e' caratterizzata da laghetti di acqua sulfurea, ribbollenti e mal odoranti. Qui l'intesita' delle emanazioni gassose è molto alta e pericolosa. Uno dei suoi laghetti ha caratteristiche chimico/Fisiche comparabili a quelle che si hanno in vulcani attivi, in termini di intensita' di emissioni. Anche in quest'area i principali gas emessi sono anidride carbonica (CO2) ed anidride solforosa (H2S) che in alcuni punti danno luogo ad un ebollizione costante delle acque. In questo luogo geologia, storia e leggenda si ritrovano perfettamente; Proprio qui', nell' Eneide Virgiliana, in una grotta dalla cui nasceva una sorgente sulfurea, in un paesaggio infernale, IL Re Latino, re degli aborigini (antico popolo del Lazio) consulto' il Dio Fauno, sul destino della sua famiglia e della sua gente, legati ai destini dei Troiani appena giunti con Enea, per la fondazione di Roma; Proprio qui, tra le esalazioni sulfuree, I fedeli devoti al culto di Fauno, dopo aver sacrificato animali alla divinità, si addormentavano nell’antro, entrando così direttamente a contatto coi vapori mefitici emanati dalle sue acque e, solo dopo essere caduti in un “sonno profondo”, ricevevano risposta in sogno direttamente dal dio alle loro domande. E' indubbia cosa che questi sogni divinatori indotti, e lo stesso “sonno divinatorio” del Re Latino fossero generati dall’aria mefitica e dalle emissioni tossiche presenti in questo luogo.


L'antro o grotta di Fauno e la rupe che la sovrasta, dove si trovava il bosco Sacro (Lucus di Albunea).

..Il Re si rivolge all’oracolo di Fauno, il padre profetico, e consulta i divini boschi sotto l’alta Albunea, massima tra le selve, che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori mefitici. Di qui le genti italiche e tutta la gente Enotria nei dubbi chiedono responsi; qui il sacerdote, quando reca doni e giace nella notte silenziosa su distesi velli di vittime e cerca il sonno, vede molti simulacri volteggianti in mirabili modi, e ode varie voci ammesso al colloquio degli dei, e comunica con l’Acheronte negli abissi averni...Qui anche allora il padre Latino chiedendo responsi, una voce improvvisa giunse dal profondo del bosco:
Non cercare di unire la figlia a connubi latini, o mia progenie, e non affidarla ai talami preparati; Verranno generi stranieri, che mescolando il sangue col nostro lo porteranno alle stelle, e dalla loro stirpe i nipoti vedranno il mondo volgersi tutto ai loro piedi e piegarsi, per dove il sole orbitando contempla entrambi gli oceani”
...


Il paesaggio suggestivo del lago “rosso” della Solfatara di Pomezia Nella mitica Massima Albunea, ricordata nelle pagine dell’Eneide virgiliana .


Uno dei centri di emanazione gassosa e il "lago Bianco" della solfatara.


Gli insoliti paesaggi sulfurei di Tor Caldara, molto simili a quelli della solfatara di Pomezia.

TERREMOTI:
Elenco per anno (in costruzione) della sismicità del Vulcano dei Colli Albani:


Non sappiamo in che numero e con quale intensità i terremoti siano avvenuti in epoca preistorica e antica in quest' area; Quel che sappiamo è che dopo i terremoti del 461 e 450 a.c a Roma passano un paio di secoli prima che si abbiano le prime notizie di eventi sismici sui Colli Albani: questo fa ritenere che l'attività tellurica del vulcano sia stata ridotta e non catastrofica per quiescenza o accumulo di energia. Energia che si sarebbe però liberata nelle sequenze sismiche del 217 a.C. che sarebbero culminate in una presunta eruzione del Monte Albano che avrebbe ricoperto di cenere e lapilli le campagne circostanti. In un punto imprecisato di quel secondo secolo ci sarebbe poi stata un altra sequenza sismica di 38 giorni consecutivi. Nei secoli seguenti sono segnalati diversi terremoti a Roma, alcuni forieri di morte e distruzione, come il sisma dell' 83 a.C e quello del 72 a.C. Oggi, l’area vulcanica dei Colli Albani è soggetta a terremoti di discreta entita’, superficiali, spesso occorsi in sciami sismici. Malgrado tutto, la storia, ricorda che i il complesso vulcanico è in grado di generare terremoti disastrosi Come quello del 1806 (5.6), 1438 (5.4), 1899 (5.2), 1892 (5.2), 1782 (5.0), 1800 (5.0), 1886 (5.0), 1927 (5.0). Al giorno d’oggi, un terremoto come quello del 1806 o del 1438 potrebbe avere gravi conseguenze sui paesi densamente abitati dei Colli Albani e su gran parte di Roma..


I 29 Terremoti piu' forti avvenuti nella zona vulcanica dei Colli Albani e nell'area di Roma dall' anno 801 ad oggi. 10 di questi arrivano o superano il 5° grado della scala richter e culminano nei terremoti del 1438 (5.4) e del 1806 (5.6). Almeno altri 14 sismi incerti Non sono stati inclusi, 8 di questi sarebbero stati del 5° grado della scala richter.

CONCLUSIONi:
Tutti i dati di natura geologica, geocronologica, archeologica, storica, paleobiologica, sono convergenti nell’indicare che dal cratere del Lago Albano si sono verificati recenti eventi eruttivi e vari eventi catastrofici di fuoriuscita violenta delle acque con formazione di terrificanti colate di fango (lahar) che hanno devastato la zona a sud di Roma della piana di Ciampino.
Le datazioni radiometriche collocano due presunti nuovi possibili episodi eruttivi riconosciuti (Funiciello et al. 2002), entrambi esplosivi ma con carattere rispettivamente freatomagmatico e magmatico, a un periodo vicino a 5000 anni fa. Tuttavia questa datazione rimane dubbia. Sono invece accertati gli episodi di fenomeni catastrofici di esondazione del lago (lahar), che si estendono in epoca romana fino alle soglie del IV secolo a.C. Il fatto che la composizione chimica delle ultime eruzioni non rispecchi le caratteristiche dei magmi rimasti a lungo in profondità è uno dei motivi per cui appare improprio considerare le eruzioni più recenti come un ciclo finale. L'attività di Albano è più paragonabile all'inizio di una nuova fase, completamente differente da quelle del passato, piuttosto che a una graduale diminuzione di capacità eruttiva del sistema. Questo viene confermato anche dal continuo sollevamento dell'area di 2-3 mm per anno (fino a 7mm durante crisi sismiche) indice dell'accumulo di nuovo magma per una futura eruzione. Alla prospettiva di riattivazione eruttiva in un futuro piu` o meno lontano, si aggiunge la pericolosità connessa a fenomeni di esondazione del Lago e alla formazione di nubi di gas tossici e mortali, che sono ripetutamente avvenuti in un passato geologicamente molto recente. L’intensa urbanizzazione dei suoi versanti e la prossimità di Roma ne fanno un vulcano a rischio potenziale molto elevato.


Il profilo del vulcano visto da Roma in una sera con luna levante.

Pomponio – “..cosi' I nostri Padri Latini ammiravano sgomenti l’eruzione fulminea del Vulcano Albano, lì dove avrebbero consacrato il tempio di Juppiter Latiaris. Ora, Lucio, converrai con me che la maggior parte del suolo romano e laziale da noi calpestato e utilizzato per le nostre costruzioni deriva dalle lave condensate del Vulcano Albano. E' magma, è pura forza ignea sprigionata dalle bocche vulcaniche del Monte Albano e dei laghi di Albano e Nemi, sacri a Diana, dove oggi regnano le Ninfe dell'acqua, e di altri luoghi ora invisibili ”..


Studi e ricerche sul Vulcano dei Colli Albani:
1*Assessing the volcanic hazard for Rome:40Ar/39Arand In-SAR constraints on the most recenteruptive activity and present-day upliftat Colli Albani Volcanic District
2*The Colli Albani Volcano - R. Funiciello
3*INGV-DPC Progetto V3_1 Colli Albani.
4*I vulcani di Roma - Protezione Civile Roma.
5*The Colli Albani mafic caldera (Roma, Italy): Stratigraphy, structure and petrology-Journal of Volcanology and Geothermal Research 155.
6*The Albano Maar lake (Colli Albani Volcano, Italy): recent volcanic activity and evidence of pre-Roman Age catastrophic lahar events.
7*L’attività recente del cratere di Albano tra vulcanologia, storia e leggenda
8*Mid-distal occurrences of the Albano Maar pyroclastic deposits and their relevance for reassessing the eruptive scenarios of the most recent activity at the Colli Albani Volcanic District, Central Italy.
9*Sedimentation and mobility of PDCs: a reappraisal of ignimbrites’ aspect ratio (Colli Albani).
10*The Albano Maar Lake high resolution bathymetry and dissolved CO2 budget (Colli Albani volcano, Italy): Constrains to hazard evaluation - M.Anzidei et al.
11*Submerged Landslide Morphologies In The Albano Lake volcano (Rome, Italy) and tsunamigenic potential - P. Mazzanti, F. Bozzano and C. Esposito.
12*Lake Albano Maar: bathymetry and level changes - M.Anzidei A. Esposito.
13*St. geologica, rischio sismico e da emanazioni gassose nei Colli Albani di Roma INGV-L.Pizzino.
14*Volcanic activity of the Lake Albano Maar in Roman history and mythology - Funiciello, R., Heiken, G., De Benedetti, A. A. & Giordano, G.
15*Current geodetic deformation of the Colli Albani volcano: a review - Marco Anzidei, Federica Riguzzi and Salvatore Stramondo.
16*Paleozoic metasomatism at the origin of Mediterranean ultrapotassic magmas: Constraints from time-dependent geochemistry of Colli Albani volcanic products.
17*CO2-driven large mafic explosive eruptions: The Pozzolane Rosse case study from the Colli Albani Volcanic District (Italy).
18*Funiciello, R. & Giordano, G. The Colli Albani Volcano: foreword and previous studies.
19*Mechanical coupling between earthquakes and volcanoes inferred from stress transfer models: evidence from Vesuvio, Etna and Alban Hills volcano (Italy) - Cocco; Feuillet; Nostro; Musumeci;
20*Dipartimento Protezione Civile, I.N.G.– Rischio di emanazioni gassose nei comuni di Ciampino e Marino.
21* Funiciello et al. - L'attività recente del cratere del Lago Albano di Castelgandolfo.
22*Magnetic fabric and implications for pyroclastic flow and lahar emplacement, Albano maar, Italy.
23*Water level and volume estimations of the Albano and Nemi lakes craters(central Italy)
24*U-series disequilibrium study on a gaseous discharge area (Solforata of Pomezia, Alban Hills volcano, Italy): implications for volcanic and geochemical risk.
25*Volcano Discovery: Volcanic activity worldwide 26 Aug 2013: Monte Albano, Kliuchevskoi, Rabaul (Tavurvur), Ebulobo , Bagana - Monte Albano Rome (Italy): new fumaroles or mud volcanoes near Fiumicino airport.
26*Volcano Discovery: Volcanic activity worldwide 1 Oct 2013: Klyuchevskoy, Monte Albano, Ulawun, Copahue, Shiveluch - Monte Albano Rome (Italy): second mud volcano offshore sea near Fiumicino airport.
27*A rare Mid-Würmian lithoid tuff in the Agro Pontino graben and its identification as an Albano 5-7 related distal tephra deposit (40-36 kaBP).
28*Mediterranean ultrapotassic magmas: Constraints from time-dependent geochemistry of Colli Albani volcanic products.
29*LIST LARGE PLEISTOCENE ERUPTION.
30* Geologia dell'ambiente, evoluzione del reticolo idrografico romano ed urbanizzazione
31*Note illustrative Carta Geologica di Roma
32*Torre Spaccata valley (Rome):human interaction with the recent activity of the Albano Maar


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Vulcani attivi INGV
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