LA TEMPESTA DEL PETRARCA - TSUNAMI O EVENTO METEOROLOGICO?
(di Daniele Bianchino)



Nel 1343 il poeta Francesco Petrarca si trova a Napoli, e assiste ad una spaventosa tempesta che descrive in una epistola al cardinale Giovanni Colonna. Recentemente una ricerca ipotizza che la tempesta descritta dal Petrarca possa essere in realta' un maremoto (tsunami) provocato da un vasto collasso di materiale durante una forte eruzione del vulcano Stromboli. Dopo il divulgarsi di questa ipotesi, moltissimi titoli di giornale e siti internet hanno trasformato la tempesta descritta dal Petrarca come uno tsunami accertato, sebbene la notizia fosse stata soltanto ipotizzata per il periodo storico analogo, ma mai realmente analizzata.

IL Racconto del Petrarca della Tempesta:

"Questa tempesta di Napoli sara' materia de versi miei, benche' non si puo' dire di Napoli, ma universale per tutto il mare Tirreno e per l'Adriatico; A me pare chiamarla Napolitana, poiche' contra mia voglia mi ha ritrovato in Napoli".

Petrarca, introduce la tempesta, dichiarando che malgrado si trovasse a Napoli questa abbia coinvolto tutto il mare Tirreno e L'Adriatico. Sostiene che sia stata un esperienza orribile e che ne e' stato profondamente turbato. Afferma che da alcuni giorni precedenti all'evento un Vescovo di una piccola isola vicina faceva girare la voce "per ragioni d'astrologia" che un terremoto avrebbe devastato tutta Napoli il 25 Novembre 1343. Ricordiamoci che siamo in pieno Medioevo, epoca di credenze e superstizioni molto diffuse. Lo scrittore afferma infatti che, dopo questa "profezia", gia' il 24 Novembre, malgrado la giornata fosse tranquilla, la maggior parte del popolo andava per le chiese piangendo e chiedendo misericordia a Dio: "la sciagura predetta avea acquistata tanta sede, che la maggior parte del popolo lasciato ogn'altro pensiero, atten dea solo a cercare a Dio misericordia de' peccati commessi, come certo d'avere da morire di prossimo;.. avendo veduto la maggior parte delle donne della citta' a piedi nudi coi capelli sparsi, coi bambini in braccio andare visitando le Chiese, e piangendo chiedere a Dio misericordia; venne poi la sera, e 'l Cielo era piu' sereno del solito". Lo stesso Petrarca afferma che, malgrado la serata tranquilla, si ritira nella stanza del convento in cui alloggiava gia' prima del tramonto e si prepara a dormire (confessa) con senso di timore. Apre la finestra e guarda la Luna libera, per poi riosservarla verso mezzanotte, quando stava per sparire dietro il Monte di San Martino oscurata da tenebre e nubi. Si addormenta soltanto dopo aver a Lungo vegliato.

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Venne svegliato nel bel mezzo della notte da un rumore e da un "terremoto" che spalanco' le finestre, spense il lume e fece tremare la camera come dalle fondamenta. Preso dalla paura della morte vicina il Petrarca usci' dalla camera e scese con gli altri abitanti del convento nel chiostro, dove regnava il buio totale intervallato soltanto dai lampi del temporale. Davanti questa "atroce tempesta" i frati accesero le fiaccole e tutti insieme piangendo con croci e reliquie di santi non fecero altro che gettarsi a terra pregando Dio con la speranza che la chiesa non crollasse. IL poeta continua la descrizione della tempesta:

"Che gruppi d'acqua? che venti? che tuoni? che orribile bombire del Cielo? che orrendo terremoto ? che strepito spaventevole di mare? e che voci di tutto un si' gran popolo? parea che per arte magica fosse raddoppiato lo spazio della notte, ma al fine pur venne l'aurora, la quale per l'oscurita' del Cielo si conoscea piu' che per indizio di luce alcuna, e per congettura".

"buttati in terra, perseveravamo nel pianto e nell'orazioni; ma poiche' venne il di', benche' fosse tanto oscuro che pareva simile alla notte, comincio' a cessar il fremito delle genti dalle parti piu' alte della Citta', e crescere un rumore maggiore verso la marina". "in mezzo del Porto si vedeano sparsi per lo mare infiniti poveri, che mentre si sforzavano d'arrivar in terra, la violenza del mare gli avea con tanta furia buttati nel Porto, che pareano tante ova che tutte si rompessero; era pieno tutto quello spazio di persone affogate, o che stavano per affogarsi".

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Contemporaneamente il Petrarca si era unito ad una folla vastissima di cavalieri a cavallo, sulla costa del Golfo di Napoli, tutti intenti ad osservare lo spettacolo terrificante del mare in tempesta e dei suoi naufraganti. Improvvisamente un forte rumore precedette il franare di quella parte di litorale con conseguente panico generale "si levo' un romore grandissimo, che il terreno che ne stava sotto ai piedi, cominciava ad inabissarsi, essendogli penetrato sotto il mare, noi fuggendo ne ritirammo piu' all'alto, e certo era cosa oltremodo orrenda ad occhio mortale, vedere il Cielo in quel modo irato e'l mare cosi' fieramente implacabile; mille monti d'onde, bianchissime si vedeano venire dall'Isola di Capri a Napoli. La Regina giovane scalza, con infinito numero di donne appresso, andava visitando le Chiese dedicate alla Vergine madre di Dio. Nel Porto non fu nave che potesse resistere". Tutte le imbarcazioni e le grandi galee vennero affondate o si fracassarono l'un l'altra con la perdita di tutti i marinai. Soltanto una galea rimase semi affondata ed i marinai a bordo resistettero dall'intera notte al mattino, fin quando venne a rasserenarsi il cielo e calmarsi l'ira del mare. Petrarca fu cosi' sconvolto da questo avvenimento da dichiarare di non voler a che fare piu' col mare ne con le citta' di mare, nemmeno se imposto dal Papa, da suo padre o dallo stesso cardinale G.Colonna.

I Tre Eventi Medievali di Frana-Tsunami Scoperti sull'isola di Stromboli:

In una ricerca del 2019 (Geoarchaeological Evidence of Middle-Age Tsunamis at Stromboli and Consequences for the Tsunami Hazard in the Southern Tyrrhenian Sea, M. Rosi, S. T. Levi, M. Pistolesi et al.) viene dimostrata la scoperta di tre depositi di tsunami a Stromboli in eta' tardo-medioevale. Sulla base delle datazioni al carbonio, delle evidenze stratigrafiche, vulcanologiche e archeologiche, i tre depositi di tsunami possono essere collocati in un intervallo di tempo compreso tra il XIV e il XVI secolo (1300-1600), ed il primo e piu' antico di questi tre eventi viene collegato al rapido abbandono dell'Isola che si ebbe nella meta' del XIV secolo (1350 ca.). Secondo gli autori potrebbe esserci correlazione fra questo evento e la Tempesta descritta dal Petrarca, correlazione data semplicemente dal periodo storico simile ma con incertezza anche di decine di anni. Sebbene il Petrarca dia molti indizi sulla tempesta e sulle sue caratteristiche meteorologiche, in questo studio, la causa meteorologica non e' analizzata e posta direttamente fra le cause piu' improbabili. La correlazione fra uno di questi eventi di frana-tsunami e l'evento descritto dal Petrarca sembra pertanto un po' forzata, sebbene sia introdeotta inizilamente semplicemnte come un ipotesi. IL metodo scientifico utilizzato per l'analisi dei tre depositi di tsunami e' sicuramente impeccabile e dimostra senza ombra di dubbio l'avvenimento dei tre maremoti. Questi, come l'evento del 2002, causarono sicuramente anomalie del livello del mare fra le isole Eolie e sulle coste del basso Tirreno. Tuttavia, e' davvero poco probabile che l'episodio piu' grande analizzato dai geologi, sia riconducibile alla disastrosa tempesta descritta dal Petrarca, sia per i tempi di incertezza troppo ampi che per i seguenti motivi:

1. Petrarca descrive chiaramente una forte tempesta accompagnata da venti fortissimi che gli spalancano la finestra e spazzano il lume. Questo accostato a scrosci d'acqua, lampi e tuoni. Per il forte rumore la camera sembra tremare ed il poeta accosta questo anche ad un terremoto. Non e' raro durante forti tempeste di vento e cicloni che la forza del vento faccia tremare l'abitazione come durante un terremoto. D'altronde, dopo l'esclamazione iniziale "terremoto" non viene piu' nominato ne il terremoto ne i suoi eventuali effetti, mentre continua la descrizione precisa della tempesta in atto. Notiamo inoltre che il poeta si prepara a dormire con l'angoscia della terribile premonizione del terremoto che pressa i cittadini di Napoli ed egli stesso da giorni, quindi svegliatosi nel cuore della notte dal potente frastuono del vento non puo' che esclamare "terremoto". Gia' nel 1888, Ignazio Galli nella sua opera "Sulla Forma Vibratoria del Moto Sismico (Memorie Pontificia accademia dei nuovi Lincei Vol.3)" dubito' fortemente che la tempesta descritta dal Petrarca inizio' con un terremoto, sia perche' non ve ne era traccia da altri autori sia perche' l'angoscia del terremoto predetto giorni prima aveva palesemente condizionato il poeta, che andato a dormire con quel pensiero e svegliato di colpo dal mostruoso vento non pote' che pensare al terremoto. L'autore fa anche notare come nel turbine di Roma del 1749 molti descrissero il passaggio del vortice come quello del rumore di un terremoto, essendo cosi' intenso il vento da far tremare e danneggiare le case. IL Petrarca aggiunge che il mattino successivo, malgrado l'alba, il cielo e' ancora avvolta nell'oscurita' delle nubi del temporale notturno, mentre il mare e' ancora in tempesta, configurazione meteorologica comune dato che il mare rimane agitato parecchio ore in piu' rispetto ai forti venti. Anche la descrizione della galea semi-affondata che resiste alle grandi onde per tutta la notte fino al mattino dimostra la lunga durata dell'evento, come e' tipico del moto ondoso causato da venti di tempesta piu che da un maremoto.

2. Le onde fracassarono le navi e causarono centinaia di naufragi nel porto. Allora, i grandi porti d'Italia erano poco protetti ed estremamente affollati. In caso di tempesta insolitamente forte, come fu questa descritta dal Petrarca, la possibilita' di avere un eccezionale numero di vittime umane era alta. Negli annali ritroviamo eventi simili: un ciclone nell'Agosto del 1410 danneggia Venezia ed affonda centinaia di vascelli e barche nell'affollata laguna, provocando piu' di 1000 decessi (Memorie per servire alla storia let. e civile); Malta settembre 1551, un ciclone o turbine fa scempio nel porto di Valletta, affondando diverse galee con la perdita di almeno 600 persone (Histoire de Malte, M.Miege 1840). IL Petrarca afferma anche che la devastante mareggiata provoca l'erosione di una parte di costa all'interno del porto di Napoli "il terreno he ne stava sotto ai piedi, cominciava ad inabissarsi, essendogli penetrato sotto il mare". Non sono rari questo tipo di avvenimenti erosivi durante intense mareggiate. Se le grandi onde distruttrici di imbarcazioni descritte dal Petrarca fossero onde di maremoto non si sarebbero limitate a devastare il porto e la costa, ma sarebbero entrate per centinaia di metri nell'entroterra, danneggiando o devastando gran parte delle abitazioni costiere e pre-costiere.

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3. Simulazioni effettuate nel 2019 (Numerical simulation of the tsunamis generated by the Sciara del Fuoco landslides (Stromboli Island, Italy) A. Fornaciai, M. Favalli & L. Nannipieri) analizzano la propagazione di un eventuale tsunami provocato dallo Stromboli in diversi scenari, da frane sottomarine di 7.1, 11.8, 17.6 e 23,5 x 106m3 e subaeree da 4.7, 7.1, 11.8 e 35.3 x 106m3. In tutti gli scenari le onde di altezza maggiore si abbatterebbero sul lato orientale della stessa isola di Stromboli, con altezze gia dimezzate sul resto delle isole vicine di Panarea, Salina , Linosa e Vulcano. Nel resto del Tirreno, essendo la sciara del fuoco affacciata a NW la propagazione dell'onda sarebbe piu' intensa proprio in questa direzione ed avrebbe effetti maggiori sull'alta costa calabrese e del cilento, piuttosto che sulla vicina costa siciliana. Anche se in maniera minore rispetto alle isole Eolie, onde anomale vengono calcolate anche per Mondello, Tropea, Marina di Camerota e Capri. Con una frana sottomarina di 17.6 x 106m3 si avrebbero onde alte piu' di 10m a Stromboli, onde fino a quasi 2 metri sul resto delle isole Eolie, 80centrimetri a Tropea e marina di Camerota e 40 centimetri a Mondello e Capri. Questa frana si adatta bene all'impatto dello tsunami del 2002 lungo la costa nord-orientale di Stromboli, sia come penetrazione nell'entroterra (250m) che come altezza massiam delle onde (10m). Simili o poco inferiori sarebbero le onde causate da una frana subaerea da 7.1 x 106m3. A parita' di volume infatti, le frane subaeree generano onde piu' devastanti rispetto a quelle sottomarine. Nel peggiore scenario analizzato, in una frana subaerea con un volume di 35.3 x 106m3 si avrebbero onde di 20-30 metri sulle coste piu' esposte di Stromboli, onde fino a 5m sul resto delle isole Eolie, onde di 2.4m a Tropea e Marina di Camerota, 2m a Capri ed 1m a Mondello. IL porto di Napoli non e' stato considerato nelle analisi, ma riceverebbe onde inferiori alla vicina isola di Capri, molto piu' esposta. Se la devastante mareggiata descritta dal Petrarca nel porto di Napoli fosse stato uno tsunami prodotto da una frana dello Stromboli, le coste del Cilento, della Calabria, delle Eolie e della stessa isola di Stromboli, sarebbero state interessate per forza di cose da onde cosi' grandi e devastanti che non avrebbero potuto non lasciar traccia nella storia.

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4. Petrarca dichiara chiaramente che la tempesta viene chiamata di Napoli perche' osservata da Napoli, ma che ebbe i suoi effetti su tutto il mare Tirreno e sull'Adriatico. Anche questa configurazione e' tipica delle tempeste Mediterranee piu' intense con spostamento del minimo dall'alto Tirreno all'Adriatico o dalle Baleari al mar Ligure. In questi casi il Golfo di Napoli e la maggior parte della costa tirrenica si trovano sotto l'influenza di temporali e forti venti di Scirocco e Libeccio, coerenti con i fenomeni descritti e con la direzione delle onde osservate dal Petrarca. In questi casi non sono rari fenomeni di "storm surge" ed erosione della costa. Anche il mese di Novembre e' tipico per le forti tempeste di Libeccio/scirocco sul Tirreno, che hanno i loro massimi effetti fra Ottobre e Dicembre. Uno tsunami prodotto dallo Stromboli, per quanto intenso, sarebbe localizzato nel solo Tirreno meridionale e non giungerebbe mai in Adriatico, mentre una forte tempesta avrebbe i suoi effetti dal Tirreno all'Adriatico proprio come per l'evento del Petrarca. Gli effetti di forti tempeste nel Golfo di Napoli sono stati recentemente analizzati in uno studio del 2021 (Characteristics and coastal effects of a destructive marine storm in the Gulf of Naples). Nella storia recente, intense Tempeste che hanno provocato danni nel Porto di Napoli ed in altri porti italiani, ed affondato imbarcazioni con venti anche superiori ai 120-150km/h, sono occorse il 28 Dicembre 1927, 4 Novembre 1966, 22-23 Dicembre 1979, 11-12 Gennaio 1987, 23-24 Novembre 1991, 10-14 Novembre 2001, 27-30 Ottobre 2018 (Vaia), 28 Dicembre 2020.

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Conclusioni: La possibilita' che un eruzione ed uno tsunami si verifichino casualmente proprio durante una tempesta meteorologica non sono impossibili, tuttavia non vi e' alcuna prova reale o scientifica che la tempesta descritta dal Petrarca il 25 Novembre 1343 sia stata la conseguenza di uno tsunami provocato da un collasso dello Stromboli ne di alcun terremoto o frana sottomarina nel Tirreno. L'ipotesi del collegamento fra i due avvenimenti e' stata data dal periodo storico analogo ma con un incertezza di decine di anni, il che rende attualmente l'ipotesi piuttosto forzata. Al contrario, la descrizione dei fenomeni raccontati dal poeta sono tutti coerenti con un forte evento meteorologico.

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" Voglio ben pregarvi, che non mi comandiate mai piu'
A commettere la vita mia al mare ed ai venti,
Perche' ne' a noi ne' al Papa, ne' a mio padre se fosse vivo, potro' essere in questo ubbidiente,
Poiche' non ho letto ne udito da altri, ma ho Veduto dentro al porto perire navi gagliardissime con famosi marinai.. "


(F.Petrarca, Napoli, Novembre 1343)


Fonti: